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Le opzioni chirurgiche nel trattamento della calvizie

Le tecniche chirurgiche a disposizione per la calvizie sono essenzialmente quattro:

  1. L'autotrapianto: è la tecnica più utilizzata e più conosciuta, divenuta l'opzione di prima scelta da quando sono stati introdotte variazioni e miglioramenti sostanziali che hanno definitivamente sostituito i cosidetti "trapianti ad isola" (1954) che, pur rimpiazzando le zone calve, davano al trapianto un aspetto a capelli di bambola (baby doll) assolutamente poco estetico e naturale. L'estetica e la naturalezza l'autotrapianto l'ha conquistata definitivamente con l'avvento dei mini trapianti e dei micro trapianti.
  2. La riduzione dell'area calva (scalp reduction): la riduzione dell'area calva rappresenta un intervento molto valido soprattutto da quando a questa terapia chirurgica è stata abbinato l'uso dell'estensore. E' un intervento da prendere in considerazione in presenza di pazienti con una calvizie importante e con una buona elasticità del cuoio capelluto: in questi casi il fatto di ridurre chirurgicamente l'ampiezza dell'area senza capelli, nel corso di due o tre interventi e successivamente di abbinare un solo autotrapianto per la linea frontale, ci permette di ottenere dei risultati insospettabili per qualità e quantità di capelli. D'altra parte l'uso di un estensore, ossia di una lamina di silicone elastico, che sarà poi eliminato, ci ha permesso di ottenere riduzioni importanti, prima impensabili e di operare pazienti prima considerati inoperabili.
  3. L'espansione del cuoio capelluto: la tecnica prevede, come dice la parola, un'espansione, ossia una dilatazione, delle zone ricoperte di capelli ( le regioni laterali del capo e la regione nucale) in modo da dilatarle al punto che la successiva ridistribuzione del tessuto capelluto riesca a coprire le zone calve. La tecnica in questione prevede un primo tempo operatorio di introduzione, al di sotto del cuoio capelluto, di protesi gonfiabili (i così detti espansori) munite di una valvola di riempimento. Attraverso la valvola è possibile, in un tempo variabile da 45 a 60 giorni, gonfiare lentamente le protesi che produrranno una dilatazione importante delle aree ricche di capelli. Nel secondo intervento si estraggono le protesi e si avrà a disposizione una quantità di tessuto con capelli tale da poter essere ridistribuito sulle zone calve. E' un intervento che presuppone una notevole pratica chirurgica e di solito non è ben accettato dal paziente perché determina un'importante alterazione del profilo del cuoio capelluto, anche se ha una resa quantitativa e qualitativa impensabile.
  4. Rotazione e trasposizione di lembi di cuoio capelluto: è una tecnica datata agli anni '70 quando un chirurgo argentino, Juri, la propose per ricostruire l'attaccatura frontale. Da allora sono stati proposti una varietà incredibile di lembi di diversa lunghezza fino ad arrivare ai lembi rivascolarizzati con la microchirurgia. Si tratta, in breve, di trasportare una striscia di cuoio capelluto, dalle zone ricche di capelli a quelle senza capelli, ruotandola sulla zona da ricoprire, senza staccarla del tutto dalla sua origine (mantenendo cioè un peduncolo vascolare nutritizio). La zona di prelievo viene suturata con una certa difficoltà ed inoltre il difetto della maggior parte dei lembi risiede nel fatto che difficilmente si riesce a conservare il senso naturale di crescita dei capelli. E' perciò una tecnica che ha pochi estimatori e viene essenzialmente utilizzata in chirurgia oncologica, per ricoprire una breccia chirurgica conseguente all'asportazione di un tumore.

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